Noi ci mettiamo il becco (e anche la faccia)

Impegno

Viviamo il nostro lavoro come una scelta quotidiana di impegno civile. La sfida è interrogarsi seriamente sulla storia e la memoria del Paese, sul territorio. Quello che fanno Marco Paolini e Ascanio Celestini con il loro teatro civile, noi tentiamo di farlo attraverso il fumetto.

Il BeccoGiallo

Il Becco Giallo è una rivista satirica degli anni venti e trenta. La rivista settimanale venne fondata da Alberto Giannini nel 1924. Nel 1926 il regime fascista lo costrinse a chiuderla ed emigrare in Francia. L’editoriale del primo numero si schierava apertamente contro il fascismo.

Per l’utilizzo del segno grafico, ad esempio: quella rivista usava i disegni per criticare il potere, oppure divulgare notizie che non venivano trasmesse in altro modo.
E poi c’è il fatto del simbolo, un merlo con il becco sempre aperto, come a voler gridare verità che non si volevano sentire. Dopo le minacce e le pressioni del regime, venne ridisegnato con il becco chiuso da un pesante lucchetto. Un’immagine molto potente: il merlo ammutolito gridava ancora più forte.

Territorio

La prima cosa di cui ci preoccupiamo quando pensiamo a un nuovo progetto editoriale è di cercare un autore che abbia le carte in regola per raccontare quella precisa storia, vale a dire il giusto grado di passione, ma anche di coinvolgimento. Difficilmente affideremmo una storia sulla mafia a un autore di Bolzano: abbiamo bisogno di qualcuno che abbia vissuto la mafia sulla sua pelle. Peppino Impastato. Un giullare contro la mafia è scritto da un giornalista nato a Trapani e vissuto a Palermo, a pochi chilometri da Cinisi. Un fatto del genere inevitabilmente comporta un maggiore coinvolgimento da parte dell’autore. Per noi, è perfino più importante che scegliere sceneggiatori e disegnatori più navigati, magari più capaci di ammaliare il lettore dal punto di vista narrativo: io resto convinto che sarebbero meno credibili.

Graphic journalism

Molti dei nostri titoli sono vero e proprio giornalismo. Può essere un’inchiesta, oppure il semplice mettere in sequenza una serie di fatti, dando all’informazione la precedenza sulla raffinatezza stilistica, ciò ci permette di chiarire alcune verità storiche, oppure di chiederci se sia il caso di rimetterle in discussione. Operazione che – purtroppo – spesso nel giornalismo tradizionale è sempre più rara.
Alla base c’è una grande fiducia nel linguaggio del fumetto, nelle sue potenzialità espressive. Consapevoli dell’impatto comunicativo ed emotivo che uno dei nostri libri possa avere sul singolo lettore, diverso e per certi versi anche più intenso rispetto a una trasmissione televisiva o a un libro tradizionale.

questo articolo è tratto dall’intervista rilasciata nel 2009 per Linus, puoi leggere la versione integrale a questo indirizzo: http://linus.net/2009/06/fumetti-di-michele-r-serra-2/